Il corpo e il sangue di Cristo purificano il cuore e la mente dei credenti in Lui, tramite la forza del sacrificio unico e perfetto che si ricorda in ogni Eucaristia.

«Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa» (Eb 9,11-15).

La Lettera agli Ebrei afferma e ci ricorda che Cristo è il Sommo Sacerdote e il Suo Sacrificio ha introdotto nella storia la Nuova ed eterna Alleanza firmata con il proprio Sangue, insieme ad una redenzione eterna.

La nuova Alleanza sostituisce l’antica e richiede la nostra adesione, il nostro «sì» per perfezionarsi in noi.

Per chi ha fede, per i credenti in Cristo, il Sangue del Figlio di Dio è molto più del sangue dei vitelli e dei capri dell’antica alleanza. La potenza del Sangue di Cristo è oltre misura e produce effetti al di là di ogni comprensione umana: «purifica la nostra coscienza», cioè la persona nella sua totalità (sentimenti, pensieri e decisioni) «dalle opere di morte», peccati di cui il nemico si serve per tenere schiavo l’uomo che li compie.

Il sangue di Cristo purifica e salva perché la sua donazione si è attuata e si attua oggi «mediante uno Spirito eterno». Infatti, lo Spirito Santo sostiene Gesù nella sua offerta fin dall’inizio della sua vita pubblica, è quindi lo Spirito di Dio che guida l’umanità di Cristo a rispondere «sì» al Padre, offrendo la sua vita fino alla morte.

«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui» (Gv 6,56); quanto è bello questo dimorare reciproco!

Nell’assimilare la sua carne e il suo sangue devo far miei i suoi sentimenti, il suo modo di amare, altrimenti non serve a niente, non porta frutto. L’Eucaristia è il sacramento della fraternità perché ci lasciamo educare a cercare la comunione tra noi (cum munus = dono condiviso) non perché siamo uguali, ma le diversità vengono vissute secondo le dinamiche eucaristiche: condivisione unanime, dono e servizio reciproco.

Una volta per tutte Gesù, mediante «il suo Sangue versato», ha ristabilito in modo definitivo i rapporti tra Dio e la sua creatura. La Santa Messa rende presente l’oblazione di Gesù, è la sua piena disponibilità alla volontà del Padre, ma non dimentichiamo che impegna anche la nostra offerta. La Messa per il monaco o la monaca è l’unione di due offerte, ma bisogna offrirsi!

Poi a ognuna il Signore domanda la misura e l’amore suggerisce.

Non è a caso che il Nostro Santo Padre Benedetto ha scelto per la professione il versetto «Suscipe me, Domine, secundum eloquium tuum, et vivam, et non confundas me ab expectatione mea» (Sal 118 (119),116.

Ricordiamo quindi che nella celebrazione eucaristica avviene l’unione di due oblazioni: quella di Cristo e quella di noi stesse.