Tramite le parole di Paolo e le intuizioni nella preghiera, possiamo ben comprendere che è come se Gesù ci dicesse: se diventi consapevole di tanti doni di intelligenza, di intuizione, di velocità di comprensione e ti dicono «quanto sei brillante!», ricordi di alcune «spine nella carne» che fatichi ad accettare: queste sono le tue debolezze che permetto perché non monti in superbia, sono grazie che ti preservano dall’orgoglio.

Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. (2 Cor 12,7-10)

Il brano è tratto da una lettera polemica nella quale Paolo risponde a certe accuse e per dimostrare di non essere inferiore a coloro che tentano di diffamarlo, elenca i sacrifici sopportati per la causa del vangelo (2 Cor 11,22-29) e le esperienze più o meno straordinarie. Afferma di aver avuto dal Signore rivelazioni particolari, di aver ascoltato «parole ineffabili che all’uomo non è permesso pronunciare» (2 Cor 12,4).

Certamente, da come si esprime, Paolo è stato rapito nel mondo di Dio, ha goduto per un momento di dolce e forte intimità con il Signore, di un’estasi, nella quale ha percepito verità sublimi.

Ma Paolo non vuole dare un’importanza eccessiva a questa sua esperienza: non è questo argomento l’oggetto della sua evangelizzazione. Cristo è al centro della sua predicazione e della sua azione. Parla dell’amore di Dio, della sua grazia e del suo perdono.

Se riceviamo e abbiamo ricevuto doni dall’alto, non dobbiamo parlare di noi stessi, ma avere presente la misericordia divina che ce li ha elargiti, ringraziare che siamo oggetto dell’amore di Dio, ringraziare del dono della fede da nutrire con la preghiera e la frequentazione dei Sacramenti. Così cresce la vita spirituale che ci eleva fino a gustare Dio e il mondo di Dio. Come, d’altronde, ci insegna il nostro Padre Benedetto nel prologo alla Regola quando afferma «il bene che è in essi non è opera loro, ma opera di Dio, lo magnificano operante in loro, e dicono con il Profeta: Non a noi Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria!».

Qualsiasi ostilità o sofferenza che Paolo chiama «spine nella carne» lo salva dall’orgoglio spirituale, dal «vanto» cui poteva cadere per le sue esperienze mistiche.

Le preghiere di guarigione della nostra infermità possono non essere ascoltate. «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta nella debolezza».

Queste rivelazioni devono dare senso e fede anche alle nostre fragilità, ci insegnano l’umiltà, frutto della grazia, grazia, umiltà davanti a Dio e al nostro prossimo».

Dio ci dà consolazione con una promessa: «Ti offro la mia grazia, ti sarà sufficiente per affrontare ogni prova della vita; anzi, nelle prove essa si mostrerà come una forza che ti permetterà di guardare oltre le tue debolezze».

Tramite le parole di Paolo e le intuizioni nella preghiera, possiamo ben comprendere che è come se Gesù ci dicesse: se diventi consapevole di tanti doni di intelligenza, di intuizione, di velocità di comprensione e ti dicono «quanto sei brillante!», ricordi di alcune «spine nella carne» che fatichi ad accettare: queste sono le tue debolezze che permetto perché non monti in superbia, sono grazie che ti preservano dall’orgoglio.

L’orgoglio ha fatto precipitare nel fuoco eterno anche le anime spirituali più somiglianti a me, che sono Dio! Ti basta la mia grazia per imparare l’umiltà. La debolezza sprigiona la mia forza – dice il Signore – perciò «La forza si manifesta nella debolezza».

Penso a te, Signore nel Getsemani: eri estremamente debole dal tuo corpo stillavano sangue e sudore, la terra accoglieva il tuo Santo Corpo e quella polvere diventava preziosa per la nostra salvezza. «Allontana da me questo calice, ma sia fatta la tua volontà, non la mia!» Nell’angoscia della tua passione, la potenza divina era in Te! Eri forte con la forza del padre! Tutto si ripete nei testimoni della fede.

Concedi anche a noi questa forza, perché la fedeltà nel seguirti diventi la corona di giustizia che tu, Signore, ci consegnerai. Amen