XXVII Domenica del tempo ordinario 2025
Il rapporto tra san Paolo e Timoteo, suo figlio spirituale, ci insegna come vivere il rapporto con Dio e come crescere nella fede.
Il rapporto tra san Paolo e Timoteo, suo figlio spirituale, ci insegna come vivere il rapporto con Dio e come crescere nella fede.
Il vescovo Timoteo, che assiste alla confusione di certe dottrine fuorvianti, è richiamato da Paolo a fuggirle e a coltivare le virtù delle beatitudini, come la giustizia, la pazienza e la mitezza. L’esortazione alla pratica di queste virtù è proposta a tutti coloro che scelgono di seguire Gesù, tra questi ci siamo anche noi, suoi discepoli. Oggi siamo noi i suoi testimoni quando ci opponiamo alla violenza e a ogni forma di idolatria, a partire dall’attaccamento morboso al denaro. Oggi siamo chiamati a una lotta spirituale contro le tentazioni che ci portano lontano da Cristo Signore.
La nostra preghiera deve essere universale, come quella di Gesù. Quando il cristiano prega dimostra un grande cuore che abbraccia chiunque, soprattutto sofferenti, infermi, carcerati e le persone più dimenticate, perché fanno parte dei più piccoli bisognosi di amore e di attenzione. Anche San Benedetto ci invita a essere solleciti nella preghiera per chi è in difficoltà «perché “non sia sommerso da eccessiva tristezza”, in altre parole “gli usi maggiore carità”, come dice l’Apostolo “e tutti preghino per lui”»
Da quando Cristo ha riempito d’amore e illuminato di vita la sua croce, il dolore e le circostanze apparentemente assurde delle nostre vicende umane hanno un senso: le condividiamo con Lui per rinascere con Lui a vita nuova. Così la croce piantata nel cuore e nella vita di ognuno di noi diventa albero di vita, da cui sgorga energia divina e grazia santificatrice.
Il cuore della lettera è proprio l’appello alla riconciliazione e al perdono. È l’amore di Cristo e la fede che sanano e rendono nuove le relazioni spezzate soprattutto dal peccato di orgoglio. Siamo tutti un po’ come Onesimo, bisognosi di Cristo, di perdono e di redenzione per liberarci da ogni forma di schiavitù.
Gesù ci ha resi suoi discepoli, attratti dalle cose meravigliose preparate per noi, possiamo per questo diventare capaci di sopportare qualsiasi prova in questo passaggio terreno, confortati sempre dalla sua grazia. Scegliamo di credere nella nuova rivelazione per amore, non per paura; crediamo a Cristo l’unico mediatore, il quale ci chiama «amici» (Gv 15,15).
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