Il silenzio di Gesù nella Passione è un particolare importante. Parla brevemente proprio all’inizio: a Giuda e alle guardie al momento della cattura, parla al sommo sacerdote, parla anche a Pilato. E poi tace. Rimane la sua Presenza silenziosa.

Sulla croce pronuncerà le «sette parole» che noi conosciamo, sono come sette invocazioni:

  1. Padre perdona loro, poiché non sanno quello che fanno (Lc 23,34)
  2. In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso (Lc 23,43)
  3. Donna, ecco tuo figlio! Figlio ecco tua Madre (Gv 19,26)
  4.  Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbonato? (Mt 27,46)
  5. Ho sete (Gv 19,28)
  6.  Tutto è compiuto (Gv 19,30)
  7. Padre nelle tue mani raccomando l’anima mia (Lc 23,46)

In Marco troviamo soltanto il grido al Padre: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?»

Le scene della Passione sono l’antidoto all’atmosfera del mondo in cui viviamo e di cui parla Paolo scrivendo agli Efesini:

«Per il resto, rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia, infatti, non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi. E pregate anche per me, affinché, quando apro la bocca, mi sia data la parola, per far conoscere con franchezza il mistero del Vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, e affinché io possa annunciarlo con quel coraggio con il quale devo parlare» (Ef 6,10-17)

Il brano fa parte del combattimento spirituale, la Passione e Risurrezione del Signore letta e pregata, è l’antidoto alla vecchiaia di questo mondo, ma è anche la giovinezza della Chiesa. S. Giovanni Crisostomo scrive: Dio ha tolto al diavolo il dominio che, a causa del peccato, esercitava sugli uomini (Commento al Vangelo di San Matteo,54, 4-5). Il credente è più forte del nemico. Lo Spirito Santo rende facile il nostro combattimento, è il motore della nostra perseveranza in monastero fino alla morte «partecipiamo per mezzo della pazienza ai patimenti di Cristo per meritare di essere associati al suo regno» come ricorda S. Benedetto nella Regola nell’ultimo versetto del Prologo.