Gesù è il muovo Mosè, il Messia, è il profeta pari a me. A lui darete ascolto (1 lettura Deut. 18,15) così Mosè ha parlato al popolo per ordine di Dio.
Mosè vede in lontananza il Messia, e Dio accondiscende ai bisogni dell’uomo, accetta la richiesta del popolo, manda Suo Figlio sulla terra, a rappresentarlo per far conoscere il Padre, per rivelare l’amore del Padre “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre lui lo ha rivelato” (Gv.1,18). Ancora Mosè al popolo per ordine di Dio: “gli porro in bocca le mie parole ed Egli dirà loro quanto io gli comanderò” (Dt.18.18). “Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere” (Gv. 14,10). La Parola di Dio entra scende con abbondanza nella nostra mente e nel nostro cuore, ma rischiamo talmente di abituarci, che vi scivola come l’acqua sui sassi di un torrente in piena; o come il seme che cade su un terreno sassoso, o tra i rovi, soffocato da altri pensieri e preoccupazioni e non produce frutto, non ci cambia secondo la Parola ascoltata e meditata. “Ascoltate oggi la voce del Signore” è l’invito della liturgia nel salmo responsoriale.
ASCOLTARE “come piacere al Signore” per continuare a rimanere “fedeli al Signore”, fedeltà anche a se stesse e al proprio desiderio profondo di occuparsi “delle cose del Signore” con il cuore aperto a Dio con fiducia. Se ci occupiamo delle cose del Signore ci custodirà e ci custodisce oggi e sempre.
Gesù entra nella sinagoga per ascoltare e insegnare come facevano i rabbini e gli scribi. Ogni sabato si condivideva quanto si aveva studiato e appreso nel corso della settimana rispetto a un brano della Sacra Scrittura o a un tema stabilito. Ma in Gesù c’è una differenza: “Egli infatti insegna come uno che ha autorità, (Mc.1,22) e non come gli scribi”. Gesù offriva qualcosa di più profondo. Gesù è la Parola e che ascolta percepisce la sua autorevolezza più che il peso della sua autorità. “Erano stupiti del suo insegnamento”, è la Sua Presenza che apre allo stupore “che è mai questo…” Le parole di Gesù si rivelano nuove, destano ancora per questo stupore; sono diverse nella qualità, perché produce e realizza ciò che dice: mette a tacere gli spiriti impuri, libera che ne è prigioniero. Lo spirito impuro crea divisione, lo spirito del Signore unisce, crea comunione e pace. Appena Gesù entra lo spirito impuro grida perché avverte una minaccia, la presenza di Gesù agita e fa urlare lo spirito impuro che si sente in pericolo di essere buttato fuori dal “Santo di Dio” (Mc.24,25).
Quando siamo radunate per la preghiera e ascoltiamo la Parola di Dio, sicuramente c’è la presenza di Gesù; il segno della Croce che facciamo prima di entrare è un segno di purificazione per tenere lontano ciò che di impuro può annidarsi nel nostro cuore e nella nostra mente. Nel segno della croce si manifesta la santità di Gesù. Lo ha compreso il centurione sotto la croce, che riconosce in Gesù Colui che per condividere con noi l’esperienza umana prende su di se le nostre impurità. E’ sotto la croce che comprendiamo il mistero di Gesù, è qui che tutte le voci del nostro “io” sono messe a tacere per poter ascoltare l’unica Voce che ci parla e ci fa comprendere con intelletto d’amore la Sua Parola.