Dalla lettera agli Ebrei (Eb 9,24-28; 10,19-23)

Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza. Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.

L’autore presenta con un linguaggio teologico l’ascensione al cielo che oggi festeggiamo. Si rivolge ai destinatari della sua lettera chiamandoli fratelli e annuncia che il culto antico è finito, Cristo ha inaugurato quello nuovo.

Gesù, come Dio incarnato, si muove in una nuova dimensione che supera la nostra comprensione: «Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi» (Gv 14,18) e ancora «Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me» (Gv 14,28). «Io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28,20), Gesù rimane presente in mezzo a noi. Presenta al Padre la propria vita donata per amore. Spalanca per tutti l’ingresso alla casa del Padre.

In questo brano riconosciamo Gesù vero e definitivo sommo sacerdote, è salito al cielo per intercedere a nostro favore. Ciò che il popolo ebreo celebrava in figura nel tempio, è realizzato da Gesù con il suo sacrificio sulla croce e cancella così il peccato per sempre.

Come sommo sacerdote, Gesù non entra nel tempio costruito dagli uomini, ma in quello vero, cioè davanti a Dio, col suo corpo glorioso e parla di noi al Padre.

L’offerta di Gesù ha un valore perenne: è stato immolato e offerto vero agnello pasquale. L’autore della lettera specifica ancora che Egli non deve offrire più volte se stesso perché il suo sangue versato ha annullato del tutto il peccato una volta per sempre.

Siamo invitati ed esortati alla fiducia in Cristo Gesù, via nuova e vivente: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Il corpo di carne di Cristo era il velo che nascondeva la sua divinità. Con la sua morte il velo è stato squarciato (Mt 27,51), con la sua risurrezione la “Città santa” è accessibile a tutti. Possiamo entrarci! «È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità» (Gv 4,23).

Dio è venuto incontro all’uomo per intessere un dialogo con Lui «in spirito e Verità», è questa una relazione autentica con Dio.

Nel santuario celeste troveremo un grande sacerdote che ci aspetta per accoglierci come un padre attende il proprio figlio.

Signore Gesù, grazie per il tuo sacrificio perfetto. Grazie per il tuo ingresso nel cielo per intercedere per noi. Il tuo sacrificio è la nostra unica salvezza, con fiducia ci avviciniamo a te.

Sii con noi ogni momento della nostra giornata, illumina la nostra mente e il nostro cuore e rendici strumenti di amore e di pace.