Dalla lettera agli Ebrei
Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza. (Eb 9,24-28)
Chi scrive continua quasi a puntualizzare la differenza abissale dei sacerdoti dell’antica alleanza (AT) dal vero ed eterno sacerdote, Cristo Gesù. Lui abita i cieli, è vero, con l’ascensione è entrato nei cieli, ma sappiamo per la sua parola che è in mezzo a noi, è con noi. Dichiariamo, senza ombra di dubbio: che Dio è con me e in me! Che grande dono è la fede!
I cristiani sono l’edificio che lo spirito ha edificato su Cristo. è tutto in vista di una vocazione unica e in vesta di un sacerdozio Santo e di un culto spirituale per mezzo dello stesso Cristo Signore.
Il tempio ha lasciato il suo posto al corpo di Cristo. è Cristo ormai l’unico sommo sacerdote che ha offerto una volta per tutte il suo culto spirituale, ha offerto se stesso in vista della nostra redenzione.
Ognuno di noi è un santuario «non fatto da mani di uomo»: è l’Emmanuele, il Dio con noi, che fa di noi il suo tempio.
Per cancellare i peccati del popolo, il sommo sacerdote entrava ogni anno nella porta più sacra del tempio e qui versava sangue di animali e otteneva così il perdono per i suoi peccati e per quelli del popolo. Gesù, invece, ha offerto un solo e perfetto sacrificio, ha donato il proprio sangue e con il suo gesto d’amore ha vinto per sempre il sangue versato, come vero agnello Pasquale, ha un valore perenne, il sacrificio di Cristo è definitivo.
Anche per noi vi è un evento definitivo quello della morte e la valutazione (giudizio) di quanto bene abbiamo fatto e di come lo abbiamo seminato durante la nostra vita terrena.
Siamo invitati a richiamare alla memoria il giorno in cui abbiamo ricevuto la luce di Cristo, la luce che illumina il nostro cammino le nostre scelte, le nostre azioni. Quella luce è la fede.
E davanti al Cristo «giudice dei vivi e dei morti» ci auguriamo di portare le tre luci, come vergini sagge, fede, speranza e carità.
«Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!» (1 Cor. 13).
Signore nostro,
Sacerdote di Dio altissimo
Ti sei offerto una volta per tutte
In sacrificio: insegnaci ad offrire, una
Perennemente con te, le nostre vite
A Dio nella libertà e per amore. Amen.
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