Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 5,11-14)

Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: «L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione». Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

Giovanni ci mostra la gloria di Gesù nelle varie visioni sull’isola di Patmos.

I capitoli 4-6 presentano la visione di Dio seduto su di un trono, ha in mano un libro chiuso da sette sigilli (il numero 7 nella Scrittura è segno di completezza e di perfezione).

Nessuno può aprire questo libro se non l’Agnello immolato. Compare l’Agnello, Cristo Gesù, e prende il libro chiuso.

Nel capitolo 5 segue una visione grandiosa, una liturgia solenne e piena di luce: innumerevoli angeli ed esseri viventi, cantano all’Agnello immolato che con l’arma della croce ha vinto la morte e il peccato. «Tutto è compiuto», così disse prima di esalare lo Spirito sul patibolo a forma di croce. Ha compiuto l’opera affidatagli dal Padre «perché lo ha voluto» (Vulgata Is 53,7).

«Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio» (1Gv 3,1) nel Figlio suo «perché noi avessimo la vita per lui» (1Gv 4,9).

Angeli e creature celesti all’unisono con la creazione tutta, lodano Dio, celebrano la bellezza del creato e riconoscono all’Agnello la gloria e la potenza per aver offerto la propria vita per l’umanità. Il cantico della creazione indica che tutte le creature sono state liberate dalla schiavitù del peccato. Il sacrificio dell’Agnello ha trasformato il cuore dell’uomo che utilizza il creato – o almeno dovrebbe – solo per il bene.

L’inno scende fino a terra e nel fondo del mare. Poi ritorna nei cieli con i quattro essere viventi che rispondono «Amen» e con i 24 anziani che si prostrano in adorazione. Così si conclude questa liturgia cosmica: visione profonda che rende solubili i misteri della storia.

La Passione e la morte di Gesù sono resi comprensibili dall’ascesa dell’Agnello al trono, a Lui si riconoscono la divinità e la sovranità universale. L’esperienza ci dice che il mondo è ancora in balìa del male, ma la vittoria è già nelle mani di Cristo, Figlio di Dio, eterno e fatto uomo per noi, e, di conseguenza, anche nelle nostre mani, in quanto membra del suo corpo mistico tramite l’Eucaristia.

Meditiamo:

  • Leggendo queste pagine dell’Apocalisse, penso e desidero la vita eterna?
  • Ringrazio il Padre e il Figlio per il dono della salvezza?
  • Rendo lode a Dio nella mia vita? Altrimenti a chi mai rendo gloria e onore? Forse al mio io?
  • San Benedetto ci esorta a glorificare Dio in tutto, ci pensiamo durante la giornata?