Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (2Tm 4,6-8.16-18)
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
La lettera di Paolo indirizzata a Timoteo è un discorso di addio.
Paolo ha stretto con Timoteo un’amicizia profonda che sgorga proprio dal cuore, sente un affetto paterno e spirituale verso il suo intimo amico. Paolo avverte che si avvicina l’offerta cruenta della sua vita per Colui che “lo ha amato di amore eterno” (Ger 31,3). Non teme di annunciare apertamente il momento che chiama all’inizio della lettera «momento di sciogliere le vele» per iniziare un viaggio che va oltre questo mondo. Paolo è consapevole di andare incontro alla fine della sua vita, la descrive con tono commovente e immagini di un uomo innamorato di Cristo. Ha lottato per la giustizia e la verità, cioè ha combattuto «la buona battaglia» per conservare la fede ed è certo che Cristo lo riconoscerà come suo testimone, lo accoglierà nel suo Regno come un guerriero valoroso.
È in catene e sembra sconfitto. Non importa, dichiara apertamente la sua fede e il suo amore appassionato per Cristo. Si presenta come il giusto abbandonato da tutti, però non vuole che coloro che lo hanno lasciato siano giudicati con cattiveria.
Di fronte a questa testimonianza abbiamo da arrossire. Paolo si è fatto onore, non parla di meriti, ma della certezza di essersi affidato al Signore Gesù. Anche noi nelle fatiche quotidiane, nei dispiaceri, nei dolori anche fisici chiediamo la grazia dello Spirito di abbandono in Dio. La fede deve essere rinnovata e mantenuta ogni momento.
L’inizio del brano e il finale con la sua professione di fede, a cui poi si è ispirata la successiva liturgia, si intersecano mirabilmente. Da una parte l’immagine della nave che scioglie le vele mostra l’incrollabile fede dell’apostolo, mentre dall’altra la morte è vista come completa liberazione dal male e l’inizio di una nuova vita in un Regno che non è più di quaggiù, dove la precarietà, il dolore, la morte sono vinte in eterno. Si tratta della speranza cristiana nella luce infinita del Regno di Dio.
Domande:
- Ci sentiamo amati da Dio?
- Posso testimoniare che combatto la buona battaglia della fede in Dio?
Preghiamo: Paolo, “grande esempio di perseveranza”, intercedi per noi ancora in terreno di battaglia per la fede. Il Signore Gesù ci liberi dall’infedeltà e dalla tiepidezza. L’amore ardente che tu, Paolo, hai nutrito per Cristo sia in noi, affinché diventiamo lievito in questo mondo dove tante anime non conoscono Cristo, per amarlo come tu l’hai amato. Amen
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